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L'autrice si è recata in Polonia per avere notizie e testimonianze sui primi trent'anni di vita dello scrittore: a Radzymin, il villaggio dove Singer trascorse l'infanzia; ha conosciuto il figlio, che aveva appena cinque anni quando Singer lo lasciò dietro di sé partendo per l'America. A New York ha convinto alcune donne che contarono nella sua vita a parlarle di lui. A Stoccolma ha incontrato coloro che, nel 1978, attribuirono il Nobel allo scrittore che si esprimeva nella "lingua di nessuno". Un viaggio che ha svelato, dietro lo stereotipo del cantore dell'anima ebraica, un campione dello smarrimento fisico e metafisico, uno dei più moderni virtuosi dell'angoscia e dello scacco esistenziale.